Non c'è bisogno di essere un epidemiologo o dall'altro lato, un economista per capire che siamo in un momento di cambiamento per la nostra società e il sistema economico che coinvolgerà dunque anche i nostri comportamenti.
Stiamo assistendo a una pandemia globale causata da un virus, di cui sappiamo ancora poco a distanza di mesi: In realtà non abbiamo ancora dati pubblicati sulla sua letalità, facciamo molta fatica a contenerlo e soprattutto, ancora non abbiamo ancora un vaccino.
Questo evento catalitico ha avuto nei mesi di marzo e aprile un effetto acceleratore sul crollo dei mercati finanziari (o forse dovremmo parlare di crash), in un'economia globale che, ancora a febbraio, era fiorente grazie ai tassi di interesse zero o vicini allo zero soprattutto in quegli stati in cui l'economia è più fiorente.
E poi Boom! Crollo delle azioni, crollo delle obbligazioni, crollo dell'oro. Ma peggio ancora, il castello di carte finanziario cade e il colpo della pandemia sulle nostre economie locali, arriva come un fulmine a ciel sereno, in un momento di moderato ottimismo sulla ripresa economica. Ciò ha gettato molte persone nel panico a livello lavorativo: tante troppe persone senza ammortizzatori e troppi pochi aiuti a livello governativo. Il risultato è che siamo nel bel mezzo di una crisi economica.
Ma come sta incidendo tutto ciò sul "wine industry"?
È ovvio che il mondo vitivinicolo, come la maggior parte degli altri settori di attività, sarà toccata da questo periodo caotico e dal nuovo equilibrio che ne deriverà. Un primo assaggio i produttori lo hanno già avuto e non è stato piacevole.
Il lock down ha imposto la chiusura di molti ristoranti ad eccezione dei take away: ciò ha causato uno stop delle forniture destinate al mercato Ho.re.ca. che non si è ripreso totalmente nemmeno nel periodo estivo, visto la quantità di invenduto che i ristoratori hanno voluto ovviamente utilizzare, prima di rifare nuovi ordini e visto la stagione estremamente corta.
Molte strutture ricettive di alto livello hanno deciso anche uno stop prolungato fino al 2021; altre con mercati più di nicchia e selettivi hanno deciso per una momentanea riconversione degli spazi che spesso ha escluso la ristorazione. Chi invece ha lavorato nella stagione estiva, sta già ravvisando un brusco calo a metà settembre e l'inverno non è roseo.
Questi gli effetti a breve-medio termine che siamo già in grado di verificare con i nostri occhi.
Come vediamo i mercati per il futuro?
Cerchiamo di analizzare cosa stia succedendo nel mondo vitivinicolo, affrontandolo prima per categorie di vino a livello di produzione:
Aziende che producono vino per la grande distribuzione
Queste aziende vitivinicole puntano sulla qualità medio, medio-bassa per la grande distribuzione.
Provengono da aree come:
Francia meridionale, Bordeaux (il 98% dei volumi che non sono classificati come cru)
Grandi produzioni italiane che vengono esportate all'estero come ad esempio il Prosecco, ma anche la grande produzione di aree come la Puglia e l'Emilia Romagna
Produzioni spagnole e australiane inoltre, a seguire
Aziende di piccole e medie dimensioni
Aziende a conduzione familiare che producono vini di qualità medio-alta: una tipologia di prodotto spesso destinato alle enoteche, ai ristoranti e che hanno un buon rapporto anche con il consumatore finale grazie alle relazioni che costruiscono con le visite in cantina o con le strutture ricettive ad essa associate: non è raro infatti, che questa tipologia di azienda abbia collegato un agriturismo, un resort destinato al turista enogastronomico.
Aziende di piccole o medie dimensioni che però producono vini di fascia alta o altissima, vini di nicchia. Vini blasonati che hanno un brand ormai riconosciuto e che hanno un mercato sempre ben definitivo e difficilmente scalfibile.
L’argomento non è liquidabile in poche parole, per questo ci siamo permessi di dilungarci.
Qui di seguito, proviamo a capire come la crisi creata dalla pandemia, può avere impattato le 3 categorie di produttori di vino, così come abbiamo voluto differenziarli.
Durante il lockdown i supermercati sono stati il punto fermo della popolazione mondiale con spesso anche problemi di approvvigionamento, tanto i consumi “casalinghi” si erano intensificati. Sicuramente in prima battuta il consumo del vino di questa fascia non ha subito uno stop, e questo è anche a confermarlo un sondaggio commissionato dalla European Association of wine economists che ci racconta che c’è stato un aumento del consumo ma che oltre l'80% degli intervistati non ha acquistato vino on line, ma a farlo per la prima volta è stato l'8,3% degli italiani, il 6,6% degli spagnoli, il 5,2% dei portoghesi e il 4,6% dei francesi. Ciò ci dice che sicuramente la vendita è andato a vantaggio dei supermercati nel periodo tra marzo e giugno.
Aziende e produttori che destinano i loro prodotti per la grande distribuzione
La visione però non è altrettanto rosea come nel periodo di lock down se si pensa agli effetti della pandemia sul mondo economico in generale: il vino è probabilmente tra i primi “piccoli piaceri” che si può cancellare dal "paniere dei bisogni" se si è in condizioni finanziarie disastrose.
A livello di questi produttori, i loro prodotti non sono sempre etichettati con un'annata (molti sono costituiti da miscele di annate diverse), quindi l’eventuale vino fermo in cantina potrebbe non spaventare in termini di utilizzo, ma poiché la produzione è in genere massiva, i margini sono bassi e il denaro viene fatto sui volumi, volumi che ci devono essere per non perdere il guadagno che ci si è prefissi per l’anno.
Quindi per le aziende vitivinicole di questa categoria, considerando la concorrenza molto alta nella catena di fornitura, il flusso di cassa sarà un problema, così come sarà il vino che non sarà imbottigliato e che rappresenta il denaro immobilizzato. L'intera catena di approvvigionamento ne risentirà (produttori, importatori, venditori).
Pertanto credo che assisteremo a massicce riduzioni dei prezzi nei negozi, i produttori venderanno probabilmente sotto prezzo. Se la crisi durasse diversi mesi, ciò potrebbe anche avere un effetto di trasformazione sul settore con alcuni fallimenti per taluni o viceversa consolidamenti per tal altri, sapendo che molti sono indebitati a seguito di importanti investimenti infrastrutturali.
Per i consumatori, l'unico effetto sarà una riduzione del prezzo e alcune buone occasioni da fare.
Aziende vitivinicole di medie e piccole dimensioni
Per queste aziende, diremmo che al momento la visione è “grigia”:
Questa categoria, popolata principalmente da imprese a conduzione familiare, è
probabilmente la più fragile.
La maggior parte delle aziende familiari non può fare affidamento su molte solide riserve di liquidità, hanno spesso debiti derivanti da investimenti in strumentazione di cantina, nuove acquisizioni di terreni, nuovi impianti e quindi sono più fragili in assenza o limitata presenza di liquidità.
Questo è già quello che succede in tempi normali, quando la qualità complessiva di un anno (condizioni climatiche, o altro), può influire sulle vendite in modo significativo. Alcuni esempi sono il 2011, il 2013 in Borgogna, il 2014 nel Valle del Rodano o per le maggiori zone d'Italia in annate con fortune alterne.
In questo microcosmo, il flusso di cassa è re incontrastato, e le aziende hanno solo una possibilità all'anno per massimizzarlo!
La mancanza di entrate e i debiti sono la minaccia più grande. Una tenuta "giovane" ha bisogno di costruirsi una reputazione, spesso attraverso echi di critici del vino, e questo può facilmente richiedere dai 5 ai 10 anni. E quindi il ricavo è lento a crescere quando le spese sono stabili nel migliore dei casi.
Per quelle aziende con già una discreta/alta reputazione, possiamo vedere scenari più ottimisti: la catena di approvvigionamento soprattutto attraverso le nuove enormi realtà di vendita online si è rimessa subito in moto e la "fedeltà" degli intermediari gioca già un ruolo importante premiando quelle realtà che offrono un prodotto qualitativo alto ad un prezzo interessante.
Per altre realtà che normalmente si affidano ai mercati locali o al turismo locale, probabilmente quest’anno subiranno una battuta di arresto in termini di volumi di vendita. Nel complesso non ci si aspetta che i prezzi diminuiscano, ma probabilmente si potranno notare nuovi assestamenti sul mercato.
Infine parliamo delle imprese vitivinicole di piccole e medie dimensioni che producono vini di fascia alta
Si parla qui di cantine che hanno fama internazionale e / o limitata produzione con una qualità media molto alta e che si trovano in zone di produzione di gran blasone. Si tratta di produttori che producono vini con caratteristiche di qualità molto elevate, generalmente sono vini che hanno sempre la loro nicchia di mercato in quanto molto apprezzati da collezionisti anche a livello di investimento di grandi bottiglie o che finiscono nella ristorazione di alto livello (ristoranti stellati etc.).
La domanda è alta, i prezzi sono alti. Anche se dovessimo passare attraverso una recessione, le quantità sono così limitate che la variazione di prezzo sarà da 0 a molto limitato.
Gli esperti prevedono solo un caso importante che potrebbe essere un'eccezione e ciò sarà confermato o sconfessato nei prossimi mesi: Il Bordeaux.